“Portai alle labbra un cucchiaino di tè, in cui avevo inzuppato un pezzetto di madeleine. Ma nel momento stesso che quel sorso misto a briciole di biscotto toccò il mio palato, trasalii, attento a quanto avveniva in me di straordinario.” (Marcel Proust)
Mangiare è l’esperienza dei sensi che più ci accomuna e più ci distingue al tempo stesso: tutti mangiamo e proviamo gusto nel farlo, ma ciascuno secondo il proprio, personalissimo, stile. Esistono piatti e pietanze conosciuti in tutti il mondo, altri – meno diffusi, ma non meno buoni – rappresentano il retroterra culturale di paesi e regioni. Mangiare è una di quelle esperienze che molti non smetterebbero mai di fare e di cui non si smette mai di parlare.

Fornelli virtuali e food lovers
Cos’hanno in comune una cosa poco tangibile come il web e il solidissimo cibo? Ebbene, nel secolo del pixel anche mangiare è diventata un’esperienza virtuale o – per meglio dire – che nel virtuale trova una sua dimensione parallela in cui espandersi verso esiti nuovi e inaspettati. I food lovers – versione moderna e hi-tech dei vecchi buongustai – trovano nel web una fonte inesauribile di informazioni e stimoli visivi oltre alla possibilità di un interscambio continuo con altri appassionati.
Fine Dining Lovers
La filosofia del fine dining
Il concetto di fine dining ha molte sfumature, ma sicuramente può essere valida la sua definizione più semplice: mangiare bene, in maniera raffinata, quando con “mangiare” non si intende semplicemente nutrirsi, ma gustare, assaporare, sperimentare e con “bene” o “raffinato” non si considera per forza qualcosa di ricercato, ma di genuino, preparato con arte e fantasia. È un po’ come dire che mangiar bene significa anche volersi bene. Il progetto di Fine Dining Lovers mira a fornire a tutti gli appassionati della buona tavola le informazioni necessarie a rendere l’esperienza ordinaria qualcosa di più appagante.
Dietro le quinte: il brand
Sfogliando la gradevole interfaccia del magazine ci si accorge di una peculiarità di Fine Dining Lovers: i brand – S.Pellegrino e Acqua Panna – non compaiono se non attraverso i loghi con i nomi, posti in evidenza relativa alla sommità della pagina. Eppure se pensiamo alle due acque minerali che sono rappresentate, possiamo dire che il bicchiere è mezzo pieno, anzi del tutto pieno e pronto ad essere bevuto, perché quella di S.Pellegrino e Acqua Panna è una strategia vincente.
Fare brand journalism nel modo giusto, infatti, è proprio questo:
In FDL non ci sono evidenti inviti a bere un’acqua minerale piuttosto che un’altra, ma leggendo si ha la sensazione che le due acque siano connesse – per non dire indispensabili – al fine dining, al mangiar bene. L’associazione è inevitabile e spontanea e si traduce in una pubblicità meno smaccatamente autoreferenziale, ma sicuramente di maggiore effetto.

Un contenitore in espansione
La struttura di Fine Dining Lovers lo qualifica come un contenitore di informazioni selezionate e suddivise per argomenti. Si tratta di contenuti di qualità pensati per essere utilizzati da un pubblico eterogeneo fatto di cuochi esperti, appassionati e principianti: per questo motivo i testi sono accattivanti e di facile comprensione, senza tecnicismi per pochi iniziati. Nei blog ci sono articoli dedicati alla cucina vegana e a quella cinese, tanto per fare un esempio, così come guide ai ristoranti, approfondimenti sui migliori chef e pratici trucchi da usare in cucina, oltre a curiosità e a informazioni su mostre tematiche. C’è, poi, la sezione dedicata alle ricette – dal dessert esotico al piatto senza glutine – e quella dedicata ai Sognatori del Gusto: giovani chef che danno un’idea dell’evolversi dell’arte gastronomica. È chiaro che la lettura di un magazine strutturato in questo modo risulta non solo gradevole, ma anche interessante: chi legge è incuriosito, spinto ad andare oltre, ad approfondire, mentre i contenuti – in costante aggiornamento – non lasciano mai, è il caso di dirlo, a bocca asciutta.
Le immagini
Mangiare è sempre un’esperienza che coinvolge più sensi: il gusto, l’olfatto sono sicuramente i primi, ma non i soli. Nel virtuale il senso dominante è, però, ancora quello della vista: guardiamo immagini, le assimiliamo e, quando si tratta di cibo, si potrebbe dire che assaggiamo con gli occhi e digeriamo con la mente. Basta guardare le creazioni più sofisticate di alcuni chef – o anche, in tono minore, la portata ordinata al ristorante e pubblicata con orgoglio sui social – per comprendere che mangiare è diventata un’esperienza estetica, nel pieno senso della parola: al cibo come arte visiva è dedicata un’intera sezione fotografica di Fine Dining Lovers: opere di food design, una forma d’arte che ha per oggetto il cibo e tutto ciò che ruota attorno ad esso, elevandolo a materia scultorea, anche se meno durevole di marmo e bronzo.

Ad ogni azione corrisponde un’interazione
La vitalità del brand magazine di S.Pellegrino genera, di rimando, la decisa risposta degli appassionati che, attraverso la pagina Facebook, commentano e condividono gli articoli. Sappiamo che da tempo il numero dei foodies – o food lovers, che dir si voglia – è in costante aumento, l’interesse è alle stelle – anche grazie ai numerosi programmi televisivi dedicati – e le possibilità implicite nel mezzo virtuale – poter esprimere e condividere la propria creatività e, perché no, diventare una food star – ci dicono che l’interesse attorno a questo argomento è ben lontano dall’essersi esaurito. Come confermano le immortali parole di Lord Byron:
“Tutta la storia umana attesta che la felicità dell’uomo, peccatore affamato, da quando Eva mangiò il pomo, dipende molto dal pranzo.”
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